Sebbene sia innegabile che Nokia stia soffrendo di una crisi di identità, mi chiedo se le difficoltà attuali non siano da attribuire soprattutto a cattive performance a livello commerciale della casa finlandese.
Ad esempio, trovo che il successo dell’iPhone sia dovuto in gran parte all’abilità di marketing degli uomini di Cupertino. La qualità complessiva del telefono Apple, ovviamente, non si discute ma il device ha venduto benissimo anche anche quando – nelle prime versioni – l’hardware non era all’altezza delle concorrenti e alcune funzionalità software erano state rimosse.
D’altronde, se il problema fosse unicamente il software, Windows Mobile avrebbe venduto molto di più di quanto ha effettivamente fatto e lo stesso Android, in questi primi mesi, avrebbe dovuto riscuotere più successo.
Temo, infatti, che gran parte degli utenti (ma non tutti!) debba ancora capire appieno il valore del software installato sul proprio device e che, attualmente, la scelta del terminale derivi più da fattori legati all’immagine che al valore intrinseco del prodotto.
E se è pur vero che la strategia del Booklet di Nokia è eccessivamente rischiosa (in termini di immagine), resta da vedere con che formule il prodotto sarà messo in vendita. A differenza di altri netbook, infatti, Nokia potrà contare sulla rete di vendita delle Telco e/o attuare politiche di revenue sharing. E, soprattutto, occorrerà vedere come la casa finlandese saprà fare percepire il valore del proprio prodotto sul mercato.
Concludo dicendo che, indipendentemente dal successo o dall’insuccesso del proprio Booklet, ciò che veramente conterà per Nokia saranno i risultati nel proprio core business, ovvero i telefoni. E, in questo campo, per quanto visto sia a livello strategico che commerciale, le prospettive non sono per nulla rosee.